LA NOSTRA RACCOLTA SETTIMANALE DELLE FRASI, DEGLI AFORISMI E DELLE CITAZIONI PIÙ BELLE SULLA VITA, SULL’AMORE, E SUL BENESSERE… FRASI, AFORISMI E CITAZIONI PIÙ BELLE DELLA SETTIMANA 22 – 28 OTTOBRE 2018 Seguiteci anche sui nostri profili social (Facebook, Twitter, Google+e Pinterest) per ricevere l’ispirazione del giorno! Lunedì …
LA NOSTRA RACCOLTA SETTIMANALE DI CONSIGLI DI SALUTE E BENESSERE. CONSIGLI DI SALUTE E BENESSERE 22 – 26 OTTOBRE 2018 Seguiteci anche sui nostri profili social (Facebook, Twitter, Google+e Pinterest) per ricevere i nostri consigli del giorno! Lunedì 22 ottobre: Martedì 23 ottobre: Mercoledì 24 ottobre: …
L’ischemia/emorragia cerebrale purtroppo è un male sempre più attuale, che colpisce più di 15 milioni di persone all’anno in tutto il mondo. Considerato che, nel 90% dei casi l’ictus sia prevenibile, è fondamentale saper riconoscere i sintomi premonitori e correre ai ripari il prima possibile, per limitare i danni e salvare la vita della persona colpita.
Il 29 ottobre si celebra la Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale – una malattia, che provoca 6.7 milioni di decessi, ovvero il 12% delle cause di morte a livello mondiale.
Ho deciso di dedicare uno spazio a questo tema, perché l’ictus lo abbiamo vissuto in famiglia, 3 dei miei nonni sono stati colpiti da attacchi cerebrovascolari e, purtroppo, non sono sopravvissuti. Da allora mi sono sempre chiesta, se cercare un aiuto in modo più tempestivo e una maggiore consapevolezza dell’accaduto avrebbe potuto salvare le loro vite.
Ho notato, che negli anni c’è stata una diffusione inquietante dei casi di ictus con un abbassamento continuo dell’età delle vittime. Se prima l’età media delle persone colpite era di 69-71 anni, attualmente è diventato un evento molto comune nelle persone cinquantenni, con numerosi casi anche tra i giovani e, purtroppo, bambini. Quindi l’ictus non è più una malattia tipica degli anziani.
Cos’è un ictus?
L’ictus vuol dire “colpo” in latino ed è noto anche come attacco cerebrale.
L’ictus si verifica quando l’afflusso di sangue nel cervello si interrompe.
Questo può accadere a causa di:
un’ostruzione di un’arteria (ischemia cerebrale o ictus ischemico) – è la forma più comune e, in questo caso, l’ictus è provocato da un trombo o un embolo che ostruisce un vaso sanguigno.
una rottura di un vaso sanguigno nel cervello (evento più raro e più pericoloso, e chiamato anche emorragia cerebrale o ictus emorragico).
Esiste anche una forma di ictus, chiamata TIA – attacco ischemico transitorio, caratterizzato da un calo temporaneo nell’afflusso di sangue al cervello, e che costituisce un importante campanello d’allarme per un ictus più pericoloso.
Il 40% delle persone colpite da un TIA, in futuro viene colpita da un ictus.
È indispensabile intervenire nelle primissime ore dall’attacco, per ristabilire l’ossigenazione della zona colpita e prevenire la morte dei neuroni, che può comportare gravi disabilità e, in alcuni casi, anche il decesso della persona.
Fra le forme di ictus, l’ischemia cerebrale è quella più comune.
Essendo definito anche come un “attacco cerebrale”, l’ictus, così come un attacco di cuore, necessita misure immediate per minimizzare i danni e ridurre il rischio di invalidità e di morte. Saper riconoscere i primi sintomi è fondamentale, non solo per migliorare le probabilità di recupero, ma anche per salvare la propria vita o quella della persona cara.
Sintomi premonitori di un attacco di ictus:
I sintomi dell’ictus dipendono dall’area del cervello coinvolta ed includono principalmente:
un improvviso intorpidimento, debolezza e/o formicolii a livello del viso, del braccio o della gamba, su un lato del corpo;
un senso di confusione;
difficoltà a parlare e a capire;
problemi alla vista (a uno o a entrambi gli occhi);
difficoltà di deambulazione;
vertigini, perdita di equilibrio e di coordinazione;
mal di testa fortissimo ed improvviso, che può essere accompagnato da nausea, vomito, perdita di coscienza.
la bocca storta;
diminuzione o mancanza di sensibilità a un braccio e/o una gamba di uno stesso lato del corpo.
Cosa fare?
L’ictus è un’emergenza medica, che si tratti di un TIA, un’ischemia o un’emorragia.
All’insorgere dei primissimi sintomi strani ed improvvisi, bisogna chiedere alla persona colpita di:
alzare entrambe le braccia per riuscire a comprendere se uno dei due è più debole e tendente a cadere;
provare a sorridere, per vedere se un angolo della bocca cede.
Non appena si è accertati che potrebbe trattarsi di un ictus, bisogna agire subito, avvolgere la persona colpita in una coperta e accompagnarla al Pronto Soccorso oppure chiamare l’ambulanza.
Dalla comparsa dei primi sintomi ci sono solo 60 minuti per intervenire e, eventualmente, salvare la vita della persona colpita. Infatti, entro 60 minuti bisogna arrivare in ospedale, dove entro 3-4 ore viene somministrata una terapia farmacologica, che, in caso di ictus ischemico, è in grado di sciogliere il coagulo e migliorare le probabilità di recupero del 30%. In alcuni casi, entro le 6 ore si deve intervenire chirurgicamente per eliminare l’ostruzione (trombectomia meccanica).
Cosa NON fare?
Se sospettate un ictus cerebrale in atto, NON BISOGNA:
perdere tempo.
mettersi a letto ed aspettare che i sintomi passino da soli.
chiamare la guardia medica o il medico di famiglia, ma chiamare subito il 118, oppure recarsi immediatamente in ospedale.
Fattori di rischio
I tre più importanti fattori di rischio, che possono provocare l’insorgere di un ictus sono:
La migliore prevenzione in caso di ictus è avere uno stile di vita attivo, eliminare le cattive abitudini (come il fumo ed il consumo di alcool), adottare uno stile alimentare equilibrato (meno sale, alcool, cibi grassi e carne rossa, e più cibi ricchi di omega-3, fibre, magnesio, potassio, calcio, antiossidanti, vitamine C, E, B6, B12 e folati) e gestire meglio lo stress, visto che è diventato quasi impossibile evitarlo del tutto al giorno d’oggi.
Infatti, uno stile di vita sano, aiuta a ridurre fino al 80% il rischio di avere un ictus. Mentre 30 minuti al giorno di camminata a passo spedito aiutano a tenere sotto controllo i livelli plasmatici di fattori dell’infiammazione coinvolti nell’ictus, come la proteina C reattiva e l’interleuchina 6, e a ridurre il rischio di ictus del 50%.
Inoltre, è importantissimo essere informati ed è fondamentale, che tutti conoscano i primissimi sintomi di un’ischemia/emorragia cerebrale, per poter intervenire tempestivamente e salvare la propria vita o la vita di un proprio caro.
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Garantire il fabbisogno di vitamina D è indispensabile nell’arco di tutta la vita per godere di buona salute e vivere felici. Bisogna correre subito ai ripari, quando avvertiamo i sintomi da carenza di vitamina D.
Chi non ricorda la tortura dell’olio di fegato di merluzzo alla quale siamo stati sottoposti quasi tutti da piccoli? Pur essendo profondamente odiato da tanti, questo rimedio è ricchissimo di nutrienti indispensabili, incluse grandi quantità di vitamina D, necessaria alla crescita e al buon funzionamento del nostro organismo.
Alcuni fatti e curiosità sulla vitamina D:
per vitamina D si intende un gruppo di 5 diverse vitamine: D1, D2, D3, D4 e D5. Le due forme più importanti di questa vitamina sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) – di provenienza vegetale, e la vitamina D3 (colecalciferolo) – sintetizzata negli organismi animali.
la vitamina D funziona come un ormone e ogni cellula del nostro corpo possiede un recettore per questa vitamina;
la vitamina D viene sintetizzata dal colesterolo, quando la pelle viene esposta al sole;
la carenza di vitamina D è molto comune – circa 1 miliardo di persone nel mondo hanno livelli insufficienti di vitamina D. Anche il 60% degli italiani ne è carente.
essere in sovrappeso, avere la pelle scura, usare sempre una protezione solare, essere vegano, uscire poco di casa sono tutti fattori di rischio per la carenza da vitamina D.
Fabbisogno di vitamina D
Molto spesso non sappiamo che i nostri livelli di vitamina D nel sangue non sono sufficienti. Per valutarli serve un test del sangue particolare, che di solito viene prescritto alle persone più a rischio, come gli anziani.
La concentrazione ideale di vitamina D è di 30-60 ng/ml. Una quantità di 10-30 ng/ml è considerata insufficiente, e si parla di una carenza di vitamina D se è presente nel sangue in una quantità inferiore a 10 ng/ml.
Le dosi di vitamina D vengono generalmente espresse in Unità Internazionali (UI) e il fabbisogno di questa vitamina varia lungo la vita in questo modo:
Alcuni ricercatori sono del parere, che il fabbisogno di un adulto è effettivamente molto più alto e si aggira intorno ai 3000 UI di vitamina D al giorno (3500 per le persone anziane), ma è comunque da concordare con il proprio medico curante.
14 sintomi da carenza di vitamina D
1 – Ammalarsi più spesso
Una delle funzioni principali della vitamina D è rendere le difese immunitarie più forti, per affrontare e combattere efficacemente virus e batteri. Se ti ammali spesso, hai sempre il raffreddore o l’influenza, molto probabilmente soffri di una carenza di vitamina D.
Alcuni studi hanno confermato il legame fra un apporto insufficiente di vitamina D e infezioni del tratto respiratorio (raffreddori, bronchiti, polmoniti). Prendere un integratore di fino a 4000 UI di vitamina D al giorno potrebbe ridurre il rischio di ammalarsi.
2 – Dolori articolari, alle ossa e alla schiena
La vitamina D è molto importante per la salute delle nostre ossa, perché migliora la capacità del nostro corpo di assorbire il calcio. Ecco perché i dolori articolari, il dolore alle ossa o il mal di schiena (in modo particolare le lombalgie) potrebbero indicare livelli bassi di questa vitamina.
3 – Disturbi digestivi
I livelli bassi di vitamina D si possono manifestare anche con mal di pancia, gonfiore addominale, diarrea e/o stipsi. Alcuni studi hanno confermato, che una carenza di vitamina D potrebbe causare infiammazioni intestinali e, addirittura, l’insorgere del cancro al colon.
4 – Stanchezza e debolezza
Ci sentiamo stanchi per tanti motivi, e la carenza di vitamina D è uno di questi. Livelli bassi di vitamina D nel sangue possono provocare stati di spossatezza e peggiorare la qualità della vita. Anche piccole insufficienze di questa vitamina possono influire sui nostri livelli di energia.
5 – Perdita di capelli
Molto spesso la caduta di capelli viene attribuita allo stress, ma alcuni studi recenti hanno dimostrato come una carenza di vitamina D può provocare la perdita di capelli, in modo particolare nelle donne.
I livelli bassi di vitamina D sono inoltre un fattore di rischio per sviluppare l’alopecia areata – una malattia autoimmune, caratterizzata dalla perdita di capelli e peli in tutto il corpo.
6 – Sbalzi d’umore e depressione
Una carenza di vitamina D può provocare cambiamenti nel tono dell’umore e provocare l’insorgere della depressione, in modo particolare negli adulti più anziani.
Prendere un integratore di vitamina D potrebbe aiutare a migliorare lo stato d’animo, la memoria, la concentrazione ed essere utile anche per chi soffre di “depressione invernale”.
7 – Guarigione lenta delle ferite
Un periodo di guarigione lungo dopo un intervento o un trauma potrebbe indicare una carenza di vitamina D.
Questa vitamina stimola la rigenerazione cellulare ed è indispensabile nel processo di guarigione delle ferite, anche grazie al suo ruolo nel controllare l’infiammazione e nel combattere le infezioni.
Guarda il VIDEO:
8 – Sudorazione eccessiva
Un’altra funzione della vitamina D è quella di controllare la temperatura corporea, perché aiuta ad equilibrare la concentrazione di Sali minerali nel nostro organismo. Una carenza di questa vitamina si può manifestare come sudorazione eccessiva, soprattutto alla testa.
9 – Dolori muscolari
Molto spesso è difficile stabilire la causa dei dolori muscolari. Alcuni studi hanno evidenziato come la carenza di vitamina D nei bambini e negli adulti può provocare dolore.
Il recettore di vitamina D è presente nelle cellule nervose sensibili al dolore e chiamate nocicettori. Un’insufficienza di vitamina D può provocare dolore quando queste cellule vengono stimolate.
Un’integrazione di vitamina D nei bambini che soffrono di dolori della crescita potrebbe aiutare ad alleviare i sintomi.
10 – Perdita di massa ossea
Una bassa densità ossea indica una perdita di calcio e di altri minerali ed è un fattore di rischio per fratture, soprattutto fra le persone anziane e donne in menopausa.
Molte persone diagnosticate con perdita di massa ossea pensano di dover prendere un integratore di calcio, ma potrebbe invece trattarsi di un’insufficienza di vitamina D, che ha un ruolo fondamentale nell’assorbimento del calcio e nel metabolismo osseo.
11 – Ipertensione
È stata dimostrata la relazione fra i livelli della pressione sanguigna e quelli di vitamina D nel sangue. Più bassa è la presenza della vitamina D e più alta è la pressione. Un’integrazione di vitamina D potrebbe infatti aiutare a combattere l’ipertensione.
12 – Reazioni allergiche
Un’insufficienza di vitamina D potrebbe aumentare la sensibilità ad alcuni allergeni, in modo particolare agli acari e alla polvere. L’integrazione di vitamina D potrebbe anche aiutare a migliorare i sintomi da orticaria o dermatite atopica.
I giusti livelli di vitamina D hanno inoltre un ruolo protettivo nei bambini e nei confronti di allergie alimentari o asma.
13 – Aumento di peso
Un’insufficienza di vitamina D può provocare una disfunzione dell’ormone della sazietà, con conseguente aumento del senso della fame e del peso corporeo.
14 – Gengive arrossate e/o che sanguinano
Anche in questo caso si tratta del ruolo della vitamina D nell’aiutare il nostro organismo a combattere i batteri. In modo particolare, questa vitamina stimola la produzione di catelicidina e defensina – sostanze che proteggono il cavo orale da infezioni. Una carenza di vitamina D, invece, può causare un indebolimento delle gengive e provocare arrossamento e/o sanguinamento.
Fonti di vitamina D
La principale fonte di vitamina D è il sole. Questa vitamina viene sintetizzata nella pelle in seguito all’esposizione ai raggi UV. Nei mesi invernali i raggi UV sono più deboli ed è più difficile fare il pieno della vitamina D, che può essere integrata attraverso l’alimentazione o assumendo un integratore alimentare.
Le migliori fonti alimentari di vitamina D sono:
l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi (salmone, aringa), le uova, il burro, il fegato, le carni rosse e le verdure di colore verde.
Tuttavia, è molto difficile garantire il fabbisogno e prevenire la carenza di questa vitamina attraverso l’alimentazione soltanto e, soprattutto durante i mesi invernali, è consigliabile l’assunzione di un integratore alimentare. In questo caso la forma maggiormente biodisponibile è un integratore di vitamina D3.
Ovviamente, come per tutte le vitamine liposolubili, anche nel caso della vitamina D bisogna stare attenti e non superare il limite massimo o il dosaggio stabilito dal medico di fiducia.
Fra i sintomi di intossicazione da vitamina D vi sono:
nausea;
vomito;
debolezza;
aritmia cardiaca;
calcoli renali (se presa insieme ad un integratore di calcio);
stato confusionale e apatia;
mancanza di appetito e perdita di peso;
stipsi.
La vitamina D è una vitamina dimenticata e in tanti pensano che sia indispensabile soprattutto durante la crescita, ma la sua importanza resta fondamentale per la salute durante l’arco di tutta la vita. Rimediare a una carenza o un’insufficienza di vitamina D potrebbe essere la soluzione di molti problemi di salute.
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Ultimamente ci viene proposta una nuova forma di dimagrimento – il cosiddetto digiuno intermittente, chiamato anche “dieta on-off”, che promette una perdita di peso importante in un lasso di tempo breve. Ecco cos’è la dieta del digiuno intermittente, le sue forme più diffuse e le controindicazioni principali.
Per la prima volta ho sentito parlare del digiuno intermittente da mio fratello, che in un mese di dieta on-off e palestra è riuscito a perdere parecchi centimetri di girovita e ad aumentare la massa muscolare, oltre che a migliorare il suo benessere generale.
Ulteriormente ho avuto l’occasione di approfondire questo argomento durante un corso di nutrizione e dietologia, anche perché il digiuno intermittente viene a smentire alcune delle regole più importanti promosse da tantissimi nutrizionisti e cioè:
la colazione è il pasto più importante della giornata, e
per dimagrire in modo sano e naturale non bisogna mai saltare i pasti ed è consigliabile fare tanti piccoli pasti al giorno (5-6).
Devo dire, che questa formula dei piccoli pasti in passato mi ha aiutata a perdere 10 chili e, visto che so per certo che è uno schema che funziona, l’idea del digiuno intermittente mi è sembrata molto strana all’inizio. Ma le numerose recensioni positive di persone, che hanno provato gli effetti benefici di questa dieta, mi hanno incuriosita ed ho deciso di indagare di più.
Cos’è il digiuno intermittente?
Il digiuno intermittente (intermittent fasting) è uno schema nutrizionale, che alterna dei periodi di digiuno ai periodi in cui si mangia.
Esistono diverse forme di digiuno intermittente:
1 – Lo schema 16/8
Si tratta del metodo Leangains, ideato da Martin Berkhan, secondo il quale la giornata viene suddivisa in due parti: 8 ore per consumare 2 o 3 pasti e fare una seduta di allenamento, e 16 ore di digiuno completo.
2 – La Warrior Diet
Questo schema, ideato da Ori Hofmekler, si basa sul fare un solo pasto al giorno, preferibilmente la sera e senza restrizioni di calorie o apporto di macronutrienti. Durante il giorno, invece, si possono mangiare verdure fresche e frutta, eliminando completamente i carboidrati, come pasta, pane, cereali ecc. Questa dieta aiuta il corpo a bruciare più grassi, a rimuovere le tossine accumulate nel tempo, a migliorare il metabolismo energetico, ad aumentare la resistenza allo stress e alla stanchezza.
3 – La dieta Fast
Conosciuta anche come lo schema 5:2, questa dieta è stata ideata dal dott. Michael Mosley, che suggerisce di mangiare normalmente per 5 giorni alla settimana e di digiunare per altri 2. Non si tratta di un digiuno completo, ma piuttosto di una riduzione dell’apporto calorico di 600 calorie per gli uomini e di 500 calorie per le donne. Si consiglia anche di bere tanta acqua, tè e tisane senza zucchero. Dott. Mosley dice di aver perso più di 9 chili in due mesi seguendo questo schema di digiuno intermittente.
4 – Lo schema Eat Stop Eat
Questa è un’altra forma di digiuno, ideata da Brad Pilon, che prevede uno o due giorni di digiuno a settimana. In questo caso, però, si tratta di un digiuno completo. Per gli altri giorni della settimana bisogna adottare una dieta normocalorica. (calcola qui il tuo fabbisogno calorico QUI).
5 – Whole Day Fasting
Anche questo è uno schema eat-stop-eat (mangia-fermati-mangia) con la differenza che nei giorni di non-digiuno non esistono restrizioni di calorie o cibi da assumere.
Per i principianti uno schema più semplice potrebbe essere quello di creare una finestra di digiuno di 12-16 ore, in modo tale da incidere sul bilancio calorico e sul metabolismo ormonale. Ad esempio, se abbiamo cenato alle 8 di sera, non dovremmo più mangiare fino alle 8-10 del mattino seguente.
Jill Cooper parla del digiuno intermittente – GUARDA IL VIDEO
Perché il digiuno intermittente fa perdere peso?
La prima motivazione è molto semplice – il digiuno intermittente contribuisce a ridurre il numero di calorie e, di conseguenza, favorisce il dimagrimento.
Non mangiare per lunghi periodi aiuta a migliorare la sensibilità all’insulina, soprattutto in combinazione con l’esercizio fisico. In questo modo quando mangiamo, i livelli di zucchero nel sangue restano nella norma, non permettendo al nostro corpo di immagazzinare calorie da carboidrati sotto forma di grasso.
I livelli di insulina più bassi aiutano a bruciare grassi.
Il digiuno intermittente, inoltre, promuove la secrezione dell’ormone della crescita, che accelera la sintesi proteica e rende disponibili i grassi come risorsa energetica.
Il digiuno intermittente favorisce la crescita muscolare.
È stato dimostrato che dopo 12-24 ore di digiuno il corpo entra in chetosi, ovvero uno stato quando inizia a bruciare i grassi per ottenere energia. Esistono anche le cosiddette diete Cheto, basate sul consumo di molti grassi e che hanno come scopo quello di innescare lo stato di chetosi. Tuttavia, le sempre più numerose ricerche, hanno dimostrato che il digiuno intermittente è più efficace rispetto alle diete Cheto.
Digiuno intermittente – vantaggi e benefici per la salute
1 – Il vantaggio principale del digiuno intermittente, quindi, è il fatto che il corpo inizia ad usare i grassi come fonte primaria di energia, con conseguente abbassamento dell’insulina, ormone responsabile di numerose patologie (cardiovascolari, diabete, cancro ecc.).
2 – Il digiuno intermittente ha un effetto disintossicante, ed aiuta ad attivare il processo di autofagia nel corpo, ovvero aiuta l’organismo a rimuovere le cellule danneggiate e promuove un rinnovamento cellulare.
3 – Il digiuno intermittente aiuta a diminuire la pressione sanguigna.
4 – Il digiuno intermittente (in modo particolare la dieta Fast o lo schema 5:2) potrebbe aiutare a ridurre il rischio di sviluppare alcune forme di cancro, come quello al seno ad esempio.
5 – Durante il digiuno il nostro cervello funziona alla sua massima capacità. Il questo caso la spiegazione si riferisce all’aspetto evoluzionistico dell’uomo. La privazione dal cibo crea uno stato di allerta, destinato ad aiutare il cervello a concentrarsi sulla ricerca del cibo.
6 – Il digiuno intermittente aiuta a rinforzare le connessioni neurali, a migliorare la memoria e l’umore. È proprio lo stato di chetosi che stimola il rilascio di una molecola, chiamata Bdnf, e che rinforza i neuroni e le connessioni cerebrali collegate all’apprendimento e alla memoria. Per questo motivo sempre più ricerche suggeriscono i benefici del digiuno intermittente e delle diete cheto nella prevenzione e la cura delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
7 – Il digiuno intermittente aiuta ad abbassare l’infiammazione e a migliorare la risposta immunitaria.
8 – Il digiuno intermittente contribuisce alla riduzione dei livelli di colesterolo LDL (colesterolo cattivo) e dei trigliceridi.
9 – Il digiuno intermittente ha un effetto antinvecchiamento e migliora l’aspettativa di vita.
La dieta mima-digiuno
Esiste anche una dieta simile, chiamata la dieta mima-digiuno o la dieta della longevità, ideata da Valter Longo, direttore dell’Istituto di Longevità dell’University of Southern California e del programma di ricerca “Oncologia & longevità” all’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) di Milano. Questa dieta, a differenza delle forme del digiuno intermittente che già conosciamo, prevede di digiunare per un periodo di 5 giorni ogni 3-6 mesi, con importanti benefici sulla salute e sull’aspettativa di vita.
Alcune forme di digiuno intermittente possono essere abbastanza difficili da sostenere e possono non essere adatte a tutti. Trattandosi di un regime alimentare restrittivo, è sempre meglio chiedere il consiglio di un medico nutrizionista prima di iniziare.
Alcuni effetti collaterali del digiuno intermittente:
Il digiuno intermittente, se non si hanno problemi particolari di salute, è generalmente ben tollerato dall’organismo. All’inizio alcune persone potrebbero avvertire stanchezza, sonnolenza diurna, capogiri, insonnia e sbalzi d’umore – sintomi temporanei, che spariscono non appena il corpo si abitua al nuovo regime alimentare.
Quali sono le controindicazioni del digiuno intermittente?
Chi soffre di diabete, ipoglicemia, squilibrio del cortisolo o ipertensione si deve avvicinare con grande cautela al digiuno intermittente, e sempre sotto consiglio e guida medica.
Questo non è un regime alimentare adatto alle persone che soffrono di disturbi alimentari o di stanchezza cronica.
Il digiuno intermittente è sconsigliato anche per le donne in gravidanza o durante l’allattamento.
Come per qualsiasi altro tipo di dieta, anche nel caso di digiuno intermittente è importante ascoltare il proprio corpo per trovare l’equilibrio adatto ad ogni situazione individuale. Il nuovo regime alimentare deve anche adattarsi agli impegni che abbiamo, deve coprire i nostri bisogni nutrizionali e, allo stesso tempo, aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi, che siano essi la perdita di peso, aumentare la massa muscolare, o migliorare lo stato di salute e il benessere generale.
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